mercoledì 10 aprile 2013

Come installare Android SDK/ADT Bundle in Ubuntu 12.10


Per poter sviluppare delle applicazioni per i dispositivi Android in Ubuntu, abbiamo bisogno di insiemi di strumenti e pacchetti denominato "Android SDK" ed "ADT" (Android Developer Tools). 
Questi strumenti si forniscono le librerie API necessarie per costruire, testare, applicazioni di debug per Android.  
SDK è una sigla che sta per Software Development Kit, vale a dire un kit di sviluppo di software. 
Attraverso questo kit di sviluppo, qualsiasi utente potrà procurarsi il codice sorgente di ogni versione Android e modificarlo o migliorarlo autonomamente. 
Si consiglia di installare appunto questi utili strumenti per gli sviluppatori Android se siete nuovi per lo sviluppo di applicazioni per Android 
ADT include tutti i componenti essenziali SDK e la versione di Eclipse IDE con built-tools che consentono di sviluppare rapidamente applicazioni Android 
Prima di tutto abbiamo bisogno di installare OpenJDK o Oracle Java JDK
La versione OpenJDK è molto facile da installare, e quindi premete Ctrl+Alt+T sulla tastiera per aprire il terminale ed eseguire:

sudo apt-get install openjdk-7-jre openjdk-7-jdk icedtea-7-plugin

Dopodichè andiamo ad effettuare il download di Android SDK con: 

wget http://dl.google.com/android/android-sdk_r21.1-linux.tgz

Estraiamo i file scaricati con: 
tar -xvzf android-sdk_r21.1-linux.tgz

Spostiamoci nella cartella apposita con: 
cd android-sdk-linux/tools/

Andiamo ad avviare "Android Manager SDK". Tale gestore ci consente comodamente di installare le librerie e pacchetti adatti per lo sviluppo di applicazioni Android:

./android

All'apertura, basta selezionare tutti i pacchetti da scaricare ed installare:

Infine, eseguire il seguente comando per aprire il file bashrc nella vostra home directory:

gedit ~/.bashrc

ed incollare le righe seguenti nel file e salvarlo:

export PATH=${PATH}:~/android-sdk-linux/tools
export PATH=${PATH}:~/android-sdk-linux/platform-tools

Riavviare il computer e avviare il gestore delle periferiche virtuali "AVD" tramite il seguente comando
android avd




Home Developer

ownCLOUD… la propria “nuvoletta” privata su Ubuntu

Nascono ogni giorno dei servizi cloud, che offrono pochi miseri gb elemosinati, e rimane sempre il dubbio che quello che hai immagazzinato nel corso dell uso, poi non vadano persi in una chiusura del sito.
Mi sono imbattuto in questo articolo, che spiega come in poche mosse ci si possa creare una nuvola propria, in casa propria.
OwnCLOUD è un progetto open source, arrivato alla versione 5, che ci permette di creare un buon servizio di condivisione dei files, dei contatti, dell’agenda e molte cose in più che si possono installare anche successivamente.
Seguendo però le istruzioni date all’interno del loro sito non riusciamo a configurare questo programma a causa di problemi con i pacchetti.
Installiamo le dipendenze mancanti di cui necessitiamo con i seguenti comandi:
sudo apt-get install apache2 php5 php5-json php5-gd php5-sqlite
sudo apt-get install curl libcurl3 libcurl3-dev php5-curl
sudo apt-get install php5-common php-xml-parser
sudo apt-get install sqlite
A questo punto andiamo sul sito ufficiale di ownCLOUD e scarichiamo l’ultima release disponibile (attualmente la 5.0.0) e scompattiamola:
wget http://download.owncloud.org/releases/owncloud-5.0.0.tar.bz2
tar -xjf owncloud-5.0.0.tar.bz2
Creiamo una cartella sul nostro server web dedicata a ownCLOUD con il comando mkdir e copiamoci il contenuto di owncloud:
sudo mkdir /var/www/owncloud
sudo cp -r owncloud/* /var/www/owncloud
sudo chown -R www-data:www-data /var/www/owncloud
In questo modo abbiamo anche provveduto a dare i permessi di scrittura alla cartella del programma. Spesso non serve ma un bel riavvio del server apache fa sempre bene:
sudo service apache2 restart
A questo punto, con un browser, puntiamo su 

http://localhost/owncloud 

(sostituire localhost con l’indirizzo IP del server se si accede da un altro PC in rete). Se l’installazione è andata a buon fine troveremo la finestra di configurazione dell’account di amministratore: dare un nome utente e una password all’amministratore di sistema di owncloud e clikkare su termina configurazione.


A questo punto possiamo iniziare ad operare via web oppure, in alternativa, con gli strumenti client che vengono messi a disposizione per tutte le piattaforme (android compreso).


venerdì 5 aprile 2013

Preferenze di post-installazione

Personalmente al termine di ogni installazione Ubuntu-like, tendo a seguire quasi sempre la stessa traccia per completare l'opera, installando i programmi che maggiormente utilizzo e che sono ormai abbondantemente collaudati:
  • per primo aggiungo il pacchetto ubuntu restricted extras attinente al desktop installato, esso porterà al sistema i supporti proprietari coperti da copyright, per leggere MP3, video Flash, DVD criptati da libdvdcss2, Java, caratteri TrueType ecc.
  • sezione sistema, controllo la localizzazione e se è il caso integro la lingua italiana correttamente, completo con  VirtualBox, UNetbootin, Gdebi, Dropbox, Nautilus-scripts, TeamViewer, TestDisk
  • sezione multimedia, Clementine, Vlc, RadioTray, Audacity, FormatJunkie, SoundJuicer, PiTiVi, Openshot, Cheese
  • sezione grafica, Blender, Darktable, Gimp con quasi tutto il suo corredo senza dimenticarsi dei filtri GMIC, Gthumb, Inkscape, LuminanceHDR, Pencil, RawTherapy, Scribus, Simplescan
  • sezione office: LibreOffice in esclusiva, in alternativa AbiWord e Gnumeric se le risorse sono limitate, trovando una alternativa al pacchetto presentazioni ed integrando Inkscape e Scribus per vettoriale e impaginazioni
  • sezione internet: Suite Mozilla più estensioni ad hoc, per il massimo confort, client alternativi Clams o Sylpheed in caso di risorse limitate, Qbittorrent, Filezilla, Fogger o Prism
  • sezione Windows compatibilità: Wine aiuta ad integrare applicazioni mancanti su Linux, ed in particolare può intallare gli ottimi programmi Adobe, la quale ha di recente svincolato la suite CS2, poi seguono altri buoni prodotti, alcuni testati ed alcuni da provare, ad esempio cito AfterShotPro, LightZone, LightRoom, ma anche programmi di multimedia, videoediting, ecc
  • extra: Conky, Docky o Cairo o Awn, Lightread, Kompozer
poi seguono alcune delle modifiche che sono postate sul questo blog o sul gruppo di Facebook, spesso sono più cigliegine sulla torta che altro.


giovedì 4 aprile 2013

Montare il proprio account Box.com in locale tramite WebDAV su Ubuntu

Sono un fortunato possessore di un account Box.com di 50 gb, e di conseguenza devo trovare il modo migliore di utilizzarlo.

Una buona idea è renderlo utilizzabile come un disco locale, di conseguenza riporto un articolo molto interessante che fa al caso mio.

Ricordo di sostituire gedit con l' editor installato sulla propria versione, la mia è una derivata di Xubuntu, di conseguenza utilizza leafpad


Innanzitutto installiamo da terminale il package davfs2, in modo da poter gestire attraverso WebDAV i file su un server remoto:

sudo apt-get install davfs2

Quindi accediamo al file /etc/davfs2/secrets, in modo da poter inserire le nostre credenziali d’accesso a Box.com, attraverso il seguente comando da root:

sudo gedit /etc/davfs2/secrets

Aggiungete la seguente riga alla fine del file, sostituendo a my_username e my_password le vostre credenziali di accesso:

https://www.box.com/dav my_username my_password

Salvate e chiudete il file. A questo punto dovete creare la vostra cartella locale su cui effettuare il mount. Supponiamo di aver scelto la cartella /mnt/box.com. Da terminale:

sudo mkdir /mnt/box.com

Adesso dobbiamo modificare il file /etc/fstab. Apriamo il file come root:

sudo gedit /etc/fstab

ed aggiungete alla fine del file la seguente riga:

https://www.box.com/dav /mnt/box.com davfs rw,suid,dev,exec,noauto,nouser,async,uid=vinh,gid=vinh 0 0

Salvate e chiudete il file. Per evitare possibili errori di scrittura/lettura dalla cartella, dobbiamo modificare il file /etc/davfs2/davfs2.conf. Apriamo il file come root:

sudo gedit /etc/davfs2/davfs2.conf

ed aggiungiamo la seguente riga:

use_locks 0

Adesso dobbiamo effettuare il mount della cartella. Ovviamente ci farebbe comodo che la cartella sia disponibile già all’avvio di Linux ma, a differenza di Dropbox, occorre essere connessi ad Internet per poter effettuare il mount con successo (altrimenti caricheremo una cartella vuota). Per assicurarci che l’operazione vada a buon fine, facciamo in modo di avere un mount automatico ogni volta che siamo connessi ad Internet e non semplicemente all’avvio del sistema.

Da terminale creiamo lo script mountBoxPuntoCom (potete scegliere anche un nome diverso) nella cartella /etc/network/if-up.d:

sudo gedit /etc/network/if-up.d/mountBoxPuntoCom

All’interno del file copiamo le seguenti righe:

#! /bin/bash
sudo mount /mnt/box.com
sudo chmod 777 /mnt/box.com

Salviamo il file, chiudiamolo e rendiamolo eseguibile con il seguente comando da terminale:

sudo chmod +x /etc/network/if-up.d/mountBoxPuntoCom

Riavviamo il sistema, colleghiamoci ad Internet, ed il gioco è fatto.

Aggiungo che non si avvicina lontanamente alla sincronia in tempo reale di cui ci ha abituati Dropbox, anzi tende a rallentare un poco il sistema durante le operazioni, io in aggiunta sto facendo esperimenti con Unison, a prove maturate posterò le modifiche.


 

Utilizzare Gmail come SMTP

Per problemi con il mio gestore di ADSL, non riesco più ad inviare posta dalla postazione casalinga, di conseguenza userò Gmail come stratagemma, per fare ciò è necessario seguire i consigli di Gmail stesso, di cui riporto la sua pagina di help

Da Google...

Puoi recuperare i tuoi messaggi Gmail con un client o un dispositivo che supporta IMAP, ad esempio Microsoft Outlook o Apple Mail.

Attivazione di IMAP nelle impostazioni di Gmail


  1. Accedi a Gmail.
  2. Fai clic sull'icona dell'ingranaggio in alto a destra e seleziona Impostazioni.
  3. Fai clic su Inoltro e POP/IMAP.
  4. Seleziona Attiva IMAP.
  5. Fai clic su Salva modifiche.
Nota. Questa impostazione non è disponibile nella visualizzazione HTML di base di Gmail. Per attivare IMAP, utilizza la visualizzazione standard. Ulteriori informazioni su visualizzazione standard e visualizzazione HTML di base.

Una volta abilitato IMAP nelle impostazioni di Gmail, dovrai configurare il client. Seleziona un client qui sotto per visualizzare le istruzioni di configurazione specifiche.

Scelta: altro.

Molti client configurano automaticamente le impostazioni di connessione IMAP appropriate per il tuo account, verifica tuttavia che le impostazioni di connessione configurate dal client siano le stesse di quelle elencate di seguito.
Se utilizzi un client che non è elencato tra quelli sopra, puoi utilizzare le seguenti informazioni per configurare il tuo IMAP. In caso di problemi, contatta l'assistenza clienti del tuo client di posta per chiedere ulteriori istruzioni.

  • Server posta in arrivo (IMAP), è richiesto SSL
    • imap.gmail.com
    • Porta: 993
    • Richiede SSL: sì
  • Server posta in uscita (SMTP), è richiesto TLS o SSL
    • smtp.gmail.com
    • Porta: 465 o 587
    • Richiede SSL: sì
    • Richiede l'autenticazione: sì
    • Utilizza le stesse impostazioni del server della posta in arrivo
  • Nome completo o nome visualizzato: [il tuo nome]
  • Nome account o Nome utente: il tuo indirizzo Gmail completo (nomeutente@gmail.com). Se sei un utente Google Apps inserisci nomeutente@tuo_dominio.com
  • Indirizzo e-mail : il tuo indirizzo Gmail completo (nomeutente@gmail.com). Se sei un utente Google Apps inserisci nomeutente@tuo_dominio.com
  • Password : la tua password Gmail
Tieni presente che se il tuo client non supporta l'autenticazione SMTP non potrai inviare la posta attraverso il client utilizzando il tuo indirizzo Gmail.
Inoltre, se hai problemi a inviare email ma hai confermato che la crittografia per SMTP è attiva nel tuo client di posta, prova a configurare il tuo server SMTP con una porta diversa: 465 o 587.

Al momento mi sembra funzionare bene, risulta portabile di conseguenza è possibile utilizzarlo anche fuoricasa, da amici o in ferie